Catalyst > “Tár” recensione di Giulia Monastra

Recensione Tár

Recensione Film Tár

Lydia Tár (Cate Blanchett) è la più grande direttrice d’orchestra vivente, prolifica compositrice e prima donna a guidare la Filarmonica di Berlino. Sempre in viaggio per lavoro, fa talvolta ritorno a Berlino dove vive con la compagna, e primo violino della stessa orchestra, Sharon (Nina Hoss) e la figlia Petra. Tár è assai rispettata nell’ambiente della musica classica, e temuta, da parte dei colleghi e della segretaria e aspirante musicista Francesca. In questo film- “Tár” appunto- di Todd Field, regista alla terza pellicola, troviamo la direttrice intenta nella composizione della sua opera magna: la registrazione della Sinfonia N.5 di Mahler.

Tár ha fatto della musica la sua vita, è un’artista maniacale nell’attenzione al dettaglio e non transige errori da parte della propria orchestra. Questa sua ossessione si traduce nell’enorme conoscenza dei mostri sacri della musica classica, ma anche nell’aver sviluppato manie di controllo e piccoli gesti compulsivi che la accompagnano durante la giornata: la sua vita è fatta di “regole” che lei e chi la contorna sono tenuti a rispettare.

Il film però è in realtà il racconto della caduta di Tár. Dapprima è un video montato ad arte che gira sui social media dove la “maestro”, come si fa chiamare lei, sembra intenta ad umiliare uno studente della Julliard. Poi è l’emergere di una catena di scandali, anche sessuali, a mettere in dubbio la sua figura pubblica e la sua integrità morale. Lei intanto concentrata nelle sessioni di registrazione con l’orchestra, e intenta a reprimere le voci che la riguardano, viene però assalita da visioni e deliri notturni che le tolgono il sonno.

 La pellicola non manca di proporre allo spettatore più paziente, (si tratta di 2 ore 38 minuti di film) diversi spunti di riflessione: il ruolo che giocano i social media nella carriera di una celebrità, gli effetti collaterali della fama e poi della diffamazione, l’importanza dell’identità dell’artista e ciò che trasmette con la sua musica.

Intanto l’arrivo di Olga nell’orchestra, musicista giovane e talentuosa, inizia a minare anche il rapporto di coppia fra Lydia e Sharon, che nota subito l’interesse smisurato della “maestro” nei confronti della ragazza. Ma la caduta di Tár viene decretata solo quando finisce sotto indagine nel caso del suicidio di Krysta, sua ex-studente e borsista della sua fondazione. Veniamo infatti a scoprire che Tár l’aveva osteggiata e ne aveva precluso l’entrata nelle orchestre più importanti, impedendole così qualsiasi possibilità di una carriera. Queste informazioni trapelano verosimilmente da Francesca: la segretaria ha segretamente mantenuto le mail di supplica che Krista inviava continuamente a Tár; una volta che la direttrice le lascia intendere di non volerla nella sua orchestra in futuro, Francesca si licenzia, scompare e la denuncia.

Tutta la narrazione degli eventi ci viene proposta nell’ottica dal punto di vista di Tár: un’osservazione fredda e spietata del genio musicale, ma anche snob ed elitaria che non tollera ciò che non sia cultura colta. “Tár on Tár”, come rimarca anche il titolo del libro che la musicista sta per pubblicare.

Il film però rischia di impantanarsi in sé stesso: il regista, infatti, non pone alcuna critica o giudizio alla visione maniacale ed elitaria del mondo di cui Tár ha fatto parte e rimaniamo chiusi in questa “bolla”. Ce lo conferma anche il finale, in cui una Lydia ormai cacciata dalla sua orchestra si trova in un’imprecisata e squallida città asiatica per dirigere una piccola orchestra nella colonna sonora di un videogame: la più terribile delle cadute per lei, fare musica “per le masse”… La prova di Blanchet resta però  monumentale: è protagonista e messa alla prova in tutte le scene, alcune di queste lunghe ed impegnative, ed inoltre entra magistralmente nei panni di questo controverso personaggio riproducendone dettagliatamente tic ed espressioni, non a caso il film le vale la candidatura agli Oscar 2023 come miglior attrice protagonista.  


Recensione a cura di Giulia Monastra